Scrittore, Giornalista, Dir. Rai
Nel 2012 a Roma, in occasione di un’edizione del premio “Antonello da Messina” (promosso da Gioacchino Toldonato), ho conosciuto Milena Romeo. Così ho potuto idealmente partecipare e accedere al patrimonio di conoscenze di molti intellettuali siciliani
Oggi che, come direbbe Alessandro Baricco, il futuro che ho tanto rincorso è finito, non mi resta che aprire quella valigia che nella partenza da Messina mi sono portata dietro nel mio viaggio verso il territorio dei sogni e dei desideri, per tirar fuori le buone cose del passato. Ma mi rendo conto che non basta. Lontano dal mio luogo del cuore, che sta laggiù abbracciato dalle colline di Antonello e dal mare di Cariddi, non posso affidarmi soltanto alla memoria: rischierei di sclerare, di andare fuori dal tempo. Il ricordo non basta, perché ci si può ritrovare in una vita separata dalla realtà. La memoria, infatti, affermerebbe Antonio Tabucchi, prende la forma che le pare secondo il momento, secondo il tempo, secondo chissà cosa. Nella Messina dei miei ricordi, si andava ancora al cinema Trinacria e al Peloro; si abbandonavano i bagni Vittoria e Principe Amedeo per il lido di Mortelle; si era orgogliosi del seme della futura Europa Unita interrato da Gaetano Martino e dai suoi colleghi ministri degli esteri di altri cinque Paesi; si leggeva la Gazzetta del Sud, ma anche La Tribuna del Mezzogiorno; si respirava cultura alla libreria Ospe, dove si incontravano Pugliatti, Vann’Antò, Saitta, e, se si era fortunati, anche Quasimodo, di passaggio (tutti, tranne Vann’Antò, ma insieme a Giorgio La Pira, erano stati studenti dello Jaci); si apprezzavano (al Fondaco e dintorni) le forme e i colori dell’Isola nelle opere di Guttuso, Migneco, Mazzullo; si contavano, durante lo struscio lungo il viale San Martino, gli anni che passavano sul viso di amici e conoscenti e, se abitavi in riviera (a Paradiso), anche la bottega del barbiere-pittore Ciccio Trombetta diventava un cenacolo. Pochi passi più in là, a Case Basse, scriveva Maria Costa, la poetessa del mare: la ricordo con i suoi stessi versi, iò sacciu chi si l’incantu da’ rivera e di lu Faru potti la bannera. Altri tempi. Gli anni, si sa, corrono veloci e la nostalgia cresce. Che succede in riva allo Stretto in questo nuovo secolo? Come cambia la città? E i fermenti culturali? Con la mia terra ho stabilito un contatto privilegiato, un filo diretto con chi la città la esalta attraverso la cultura ed è promotrice e protagonista di eventi. Sì, sono stato fortunato: nel 2012 a Roma, in occasione di un’edizione del premio “Antonello da Messina” (promosso da Gioacchino Toldonato), ho conosciuto Milena Romeo. Così ho potuto idealmente partecipare e accedere al patrimonio di conoscenze di molti intellettuali siciliani: “all’ombra del carrubo” di villa Cianciafara di Zafferia, ma anche nel laboratorio di idee “100 Sicilie” («sono tante – scriveva Gesualdo Bufalino – la Sicilia verde del carrubo, quella bianca delle saline, quella gialla dello zolfo, quella bionda del miele, quella purpurea della lava»), nelle “Conversazioni in Sicilia”, nelle quali l’isola, come in Elio Vittorini, è metafora del mondo e dell’intera esistenza. Non solo la letteratura, ma anche il patrimonio artistico, il teatro e la musica fanno parte del territorio intellettuale e professionale di Milena Romeo. Adesso, che è settembre avanzato e bastano «quattro o cinque lampi sparati tra le nuvole d’argento a stendere l’estate» (Bartolo Cattafi), aspetto di beneficiare virtualmente, ma non solo (alcuni, itineranti, approdano con Milena anche a Roma), degli eventi di questa nuova stagione, che, come in passato, soffermandosi sull’identità siciliana non concederanno nulla alla globalizzazione delle idee e all’omologazione del pensiero.